elisa_1920x580

CASTLE IN LOVE di Elisa Bogliotti

Una rubrica della promotrice culturale Elisa Bogliotti, che accompagna Gallerie da Re: l’iniziativa che trasforma per tre mesi Le Gru in un reame da favola. Ogni giovedì ci racconterà una nuova curiosità legata ai castelli piemontesi, contestualizzata con la vita, le iniziative e i negozi del Centro.

Elisa Bogliotti è nata nel 1977 e vive a Torino con un marito, due figli e due gatti. Ufficio stampa di professione, si occupa principalmente di promozione di beni culturali e di eventi legati alla musica e allo spettacolo. Grande appassionata di castelli, da ventanni lavora indefessamente per la valorizzazione delle dimore storiche piemontesi.

 

E…state al fresco!

Castle in Love della promotrice culturale Elisa Bogliotti termina con un invito a riscoprire il patrimonio culturale di prossimità.

Oggi si chiude questa rubrica. Non si chiude il sodalizio di Le Gru con i castelli però: ancora per un mese potrete trovare al piano terra, lungo tutta la Galleria che da piazza Nord porta a Piazza Sud la mostra Castelli in Aria.

Da parte mia, spero in questi tre mesi, di avervi fatto scoprire qualche curiosità e qualche storia interessante che vi spinga a scoprire questi meravigliosi castelli che punteggiano le colline piemontesi ergendosi maestosi sopra il tempo e la storia.

Questa estate 2021 sta diventando nuovamente complicata e faticosa per i viaggi a lunga percorrenza e c’è chi invece, piegato dalla pandemia proprio non riuscirà a partire.

Il mio consiglio per l’estate quindi è questo: cerchiamo di visitare e riscoprire i luoghi d’arte piemontesi, ce ne sono di splendidi, anche nascosti. Spesso la bellezza sta a un passo da noi, magari proprio dietro casa.

E se l’unica cosa che desiderate è fuggire dal caldo la soluzione che fa per voi è un po’ di shopping a Le Gru alternato alla visita di un castello medievale le cui mura secolari, vi assicuro, sono meglio di un condizionatore.

In qualsiasi modo la passiate, buona estate di cuore e grazie per chi ogni giovedì è venuto qui a leggere Castle in Love.

Castello di Serralunga

Le Gru come il castello della Manta

Oggi la rubrica Castle in Love della promotrice culturale Elisa Bogliotti ci porta nel mondo degli abitanti dei castelli medievali

A me piacciono tantissimo gli store talking: adoro sentire parlare i protagonisti dei negozi di Le Gru che raccontano la loro storia. Spesso immagino il mall come un castello in cui gli abitanti sono le persone che ci lavorano, ognuno con il proprio ruolo e la propria posizione.

Succedeva così anche nelle dimore storiche medievali: nel castello della Manta, per esempio, non viveva solo la famiglia del feudatario, ma anche tutte quelle persone che, con ruoli e mansioni differenti, erano importantissimi per lo svolgimento della vita quotidiana: i cuochi, il falconiere che addestrava e allevava i falchi, il maestro che istruiva i figli del signore, la servitù, il corpo di guardia, il cappellano di corte, il falegname, lo stalliere, il maniscalco che ferrava i cavalli e tanti altri artigiani.

Proprietari di negozi, commessi, impiegati negli uffici di direzione e amministrativi, addetti alla sicurezza: Le Gru è un insieme di persone e di elementi, che contribuiscono a fare funzionare un castello meraviglioso.

index

Castello della Manta (Foto Dario Fusaro)

 

Sportswear per giardini storici

Oggi la rubrica Castle in Love della promotrice culturale Elisa Bogliotti ci dà consigli di shopping sull’abbigliamento giusto per visitare i parchi dei castelli.

Chi pensa che per visitare i castelli debba sfoggiare un look regale si sbaglia di grosso. Perché ogni dimora storica, come da tradizione, possiede un parco. Quindi, se quello che desiderate, è una bella camminata in un giardino storico immersi nella natura, dotatevi di indumenti sportivi e di sneakers performanti. È quello che ho fatto io la scorsa settimana a Le Gru: una tappa da AW LAB e sono uscita con due completi sportswear e un paio di scarpe da ginnastica nuove di pacca.

A quel punto dovevo sfoggiare il mio nuovo look e ho scelto per l’occasione di visitare un posto che amo tantissimo: il parco del castello di Miradolo a San Secondo di Pinerolo.

Il meraviglioso “giardino storico” ha un'estensione di oltre 6 ettari e ancora oggi lascia trasparire gli orientamenti progettuali e il gusto di chi iniziò a delinearlo, probabilmente a fine Settecento, e di chi poi ne proseguì la creazione nell'Ottocento, espandendone la superficie e conferendogli sembianze paesaggistiche di carattere romantico. Si trovano esemplari di notevole bellezza e importanza storica e botanica e il patrimonio arboreo conta oltre 1740 alberi appartenenti a 70 specie botaniche differenti, che si presentano in gruppi più o meno folti, piccoli boschetti e alberi isolati che sottolineano e delimitano ampie radure prative.

Da quest’anno poi, la Fondazione Cosso che gestisce il castello di Miradolo è riuscita a recuperare l’antico “Orto” con l’aiuto del grande architetto dei giardini Paolo Pejrone. Affacciato sulla corte rustica dell’antica dimora ne completa l’originaria vocazione agricola ( con stalla, fienile, forno, pollaio e lavatoio ) e si sviluppa intorno all’asse centrale che attraversa il portale d’accesso all’antica “cassina”, l’aia e il Palazzo, fino alla torre rotonda.

Miradolo, il suo castello, il suo parco e il suo “orto” firmato da uno dei più grandi architetti paesaggisti del mondo, meritano davvero una giornata di visita. Ricordatevi l’abbigliamento giusto però, così potrete godervi più comodamente questa straordinaria immersione nella natura.

index

Castello Miradolo - Il prato centrale

Abiti “lunghi” per feste speciali

Oggi la rubrica Castle in Love della promotrice culturale Elisa Bogliotti ci porta nel mondo dell’abbigliamento femminile del 1800

E finalmente è tornato “il lungo” - come annunciano le stylist di Le Gru in questo articolo  https://le-gru.klepierre.it/eventi-news/news/376-motivi/ - e io sono felice di acquistare i miei abiti che coprono le ginocchia nei magnifici negozi dello Shopping Center. Tappe fisse da Fiorella Rubino, da Liu Jo, da Zara e da Motivi che in questo periodo offrono tanta scelta a piccoli prezzi grazie ai saldi estivi. Il vestito lungo ovviamente mi riporta alle feste del 1800 che mi immagino magnificenti e meravigliose nella sala da ballo del castello Sannazzaro di Giarole nel Monferrato. La moda del XIX secolo per me è la più stilosa e affascinante di sempre. La prima decade dell’Ottocento è segnata da una svolta notevole nel gusto dell’abbigliamento femminile. Essendo la Francia il punto di riferimento europeo per la moda, in questo periodo si segue il passaggio drastico dagli abiti pomposi, tipici del settecento, caratterizzati da volumi laterali molto ampi, da addome appiattito e seno messo in risalto, alle linee lievi dello stile Impero. Le donne abbandonano guardinfante e bustino per passare ad abiti di sete e stoffe impalpabili con tinte chiare e pastello, ricami delicatissimi che predominano nei vestiti per tutte le ore, abbinati di volta in volta a colori più di moda, che spesso, pur essendo accesi come certi rossi o certi gialli, vengono scelte solo per rifinire gli abiti o per gli accessori.

E allora per questa lunga e calda estate in cui finalmente possiamo ritornare ad uscire concediamoci degli abiti soffici, lunghi fino ai piedi, dai colori tenui che ci facciano sentire tutti i giorni delle dame dell’800. E non importa se le feste dell’800 non esistono più, con un po’ di immaginazione possiamo pensarci in una sala da ballo affrescata di un meraviglioso castello del Monferrato.

index

Sala da ballo del Castello di Giarole

“Tip tap con zoccoli danesi” e il castello di San Martino Alfieri

Oggi la rubrica Castle in Love della promotrice culturale Elisa Bogliotti ci porta nel mondo delle calzature medievali

Ho una passione sfrenata per gli zoccoli. Da quando ho scoperto quelli danesi della Dansko, la mia vita è letteralmente migliorata. Stanno bene con tutto: con le gonne di tutte le lunghezze, sui jeans e sui pantaloni slim fit o a zampa di elefante. E poi sono super comodi: un vero passepartout.

Io li acquisto da Tip Tap, a Le Gru: ne ha di vari modelli che vanno bene in tutte le stagioni e li posso abbinare con l’abbigliamento ricercato e originale che propone il negozio. Capi unici che sono vere e proprie “coccole di stile” parafrasando e condividendo pienamente la definizione che il negozio dà di sé.

Mio marito con questa storia degli zoccoli mi prende in giro continuamente dicendo che sembro la domestica medievale del castello di San Martino Alfieri. Tutto è iniziato quando abbiamo visitato le meravigliose cucine della dimora storica: io indossavo le mie Dansko e mio marito mi disse che sarei stata una perfetta serva del 1300.

In effetti gli zoccoli erano le scarpe maggiormente utilizzate nel medioevo. Solitamente erano rasoterra oppure alti, dalla suola in legno. Inizialmente erano dotati di un doppio rialzo sulla suola, ma successivamente venne introdotto il tacco sul tallone. La forma degli zoccoli era uguale per entrambi i piedi e venivano fermati tramite un laccio di cuoio. Erano utilizzati soprattutto dai ceti sociali inferiori, ma venivano anche portati dai ricchi per evitare di imbrattare le calze solate lungo le strade fangose e sporche.

Per un’amante dei castelli quindi, gli zoccoli sono la calzatura perfetta e io vado fiera delle mie Dansko comprate da Tip Tap. Anche se sembro una domestica glamour e non una contessa.

index

Cucine dal Castello di San Martino Alfieri

“Libri, libri, libri…” a Le Gru e al castello di Perno

Oggi la rubrica Castle in Love della promotrice culturale Elisa Bogliotti ci porta nel mondo delle librerie e delle biblioteche

Io amo leggere. Leggere è l’unica cosa nella mia vita che non ho mai smesso di fare. Ho iniziato da piccola e da allora la lettura mi ha accompagnato sempre, nella buona e nella cattiva sorte.

A le Gru mi piace acquistare i libri da Feltrinelli. Nonostante qualcuno possa pensare che la magia delle piccole librerie non si possa trovare nelle grandi catene, io sono assolutamente convinta che non sia così.

Le librerie le fanno le persone che ci lavorano dentro e La Feltrinelli di Le Gru possiede una squadra di librai davvero superlativa che riesce a consigliarti sempre la lettura giusta.

Il libro è un oggetto che oltre a racchiudere in sé un mondo spesso è portatore di una storia molto interessante che comprende tanti elementi: lo scrittore, la casa editrice, la genesi, il paesaggio, l’ispirazione, la distribuzione e la vendita.

In Langa, a Perno, frazione di Monforte d’Alba, c’è un castello che per lungo tempo ha rinchiuso nelle sue mura la storia di tanti libri. Alla fine degli anni settanta del secolo scorso infatti, la dimora storica fu acquistata dalla casa editrice Giulio Einaudi che ne fece la propria sede secondaria, gemella di quella di Via Biancamano a Torino, e residenza di lavoro per i propri scrittori.

La visita al castello, per gli amanti dei libri, è una vera e propria chicca soprattutto quando ci si trova nella splendida biblioteca: lì Giulio Einaudi teneva le sue famose riunioni e, pensare a tutti i grandi scrittori che si sono seduti con lui attorno al grande e meraviglioso tavolo ovale che campeggia al centro della stanza, a me provoca sempre grandi emozioni. L’autore che amava di più questo posto pare fosse Primo Levi che all’interno del castello, nel sottotetto, possedeva anche una stanza incantevole dove trascorreva il suo tempo a scrivere.

Acquistate i libri (i librai di Feltrinelli sapranno consigliarvi benissimo), leggeteli e scoprite la grande storia che ognuno porta con sé.

index

Biblioteca Castello di Perno

“L’arte della bella tavola” a Le Gru e al castello di Pralormo

Oggi la rubrica Castle in Love della promotrice culturale Elisa Bogliotti ci porta nel mondo dell’allestimento delle tavole nobiliari

Un posto che amo tantissimo a Le Gru è la sezione home decoration di Coin. Trovo che il department store italiano selezioni collezioni, stili e novità  interpretando un gusto dell’abitare elegante e chic a prezzi accessibilissimi.

Mia suocera è una donna stilosa e di estrazione borghese appassionatissima dell’arte della tavola e nelle grandi occasioni in cui è ospite a cena o a pranzo da me, mi sbizzarrisco da Coincasa, acquistando tovaglie, piatti, posate e vasi e cerco di abbinare tutto alla perfezione.

L’arte dell’apparecchiare la tavola è usanza antichissima che purtroppo si sta perdendo nel corso del XXI secolo come gran parte dell’etiquette nobiliare. Nei castelli ogni momento conviviale veniva studiato nel minimo dettaglio, dall’assegnazione dei posti alla mise en place.

Nell’autunno del 2018 la contessa di Pralormo organizzò un percorso di visita all’interno del castello arricchendolo con allestimenti straordinari nelle sale da pranzo e da te.

In particolare i visitatori erano immersi in un’atmosfera molto suggestiva perchè potevano ammirare affascinanti tavole allestite e alcuni servizi di porcellane, argenti e cristalli della famiglia Beraudo di Pralormo, che abita nella dimora fin dal 1680, e che li ha tramandati nei secoli, di generazione in generazione. Ogni ambiente era tematizzato e raccontava la storia dell’evoluzione dell’arte della tavola, di vari momenti conviviali, di usanze, di aneddoti... menu e ricettari di varie epoche gelosamente custoditi negli archivi del castello facevano immaginare e rivivere quei momenti di incontro di famiglia, ma anche quelli formali con ospiti internazionali e nomi prestigiosi. Ancora oggi, se visitate il castello di Pralormo, potete vedere allestita la Sala da Pranzo che mostra come i proprietari del castello, i Conti Beraudo di Pralormo, ricevono oggi i loro ospiti: una grande tavola apparecchiata con piatti di ceramica a forma di grandi foglie, curiose insalatiere e animali in vetro, il tutto a simulare un vero e proprio pranzo da nobili.

Purtroppo la sottoscritta non vive in un castello e non possiede antiche porcellane, ma l’arte della bella tavola cerca di applicarla sempre, soprattutto in occasione di convivi con una suocera parecchio pretenziosa..

index

 

Il benessere a Le Gru e nel medioevo

Oggi la rubrica Castle in Love della promotrice culturale Elisa Bogliotti entra nel mondo del benessere.

Io, da vera ipocondriaca, ho una passione sfrenata per le farmacie. Puntualmente entro per comprare una medicina e esco con una media di cinque acquisti in più.

Siete mai stati alla Farmacia I Gelsi di Le Gru? Per me è una tentazione continua, è talmente fornita da sembrare una boutique della medicina, della salute e della bellezza. Ovviamente i rimedi naturali, i miei preferiti, sono a portata di mano, esposti in bella mostra davanti al banco, così come i vari prodotti per la cura del corpo. E così: vuoi non comprare un po’ di magnesio che ti tira su? E vorrai mica perderti il bagnoschiuma agli oli essenziali che è tanto rilassante? O i trucchi bio completamente di origine vegetale?

Io leggo tutte le etichette, calcolo gli INCI, scorro gli ingredienti, insomma mi sento un po’ la nobildonna al castello di Morsasco che riceve i monaci pronti a mostrarle intrugli medievali: polverine, creme, liquidi scuri, elisir di giovinezza.
Nei primi secoli degli anni 1000, nei castelli, ci si curava infatti grazie all’arte medica dei monaci che affondava le sue radici nella filosofia naturale e nelle teorie dei primi “medici” della Grecia antica, Ippocrate e Galeno. Molto rilievo veniva dato alle piante e al loro potere curativo. Anche per il trucco si utilizzavano gli estratti vegetali: sulle guance si applicava polvere di zafferano, mentre le labbra venivano colorate con radice di noce.

Insomma, i  monaci erano un po’ delle farmacie ambulanti, portavano i loro prodotti a castello e le offrivano alle signore che probabilmente, proprio come me davanti agli scaffali dei Gelsi, gioivano entusiaste alla vista di quei dispensatori di benessere.

index

 

Bambini a Le Gru e nei castelli medievali

Oggi la rubrica Castle in Love della promotrice culturale Elisa Bogliotti entra nel mondo dei bambini!

Per mio figlio Nicola, anni 10, venire a Le Gru è un vero spasso. Ci sono tappe imprescindibili per un bambino della sua età in possesso di una paghetta settimanale da spendere: da C’art può sfogare la sua grande passione per la cartoleria, da Game Stop trovare un gioco per la Play Station nuovo o usato e da Lego scegliere una nuova avventura da costruire.

Ovviamente il mio ruolo di genitore impone che io spinga Nicola a una certa parsimonia affinché eviti di svaligiare i sopra citati 3 negozi che per lui costituiscono il castello delle meraviglie.

E quindi ogni volta che siamo a Le Gru mi tocca ricordargli che, se non si autolimita nell’acquisto, il castello delle meraviglie può trasformarsi in un castello medievale.

Sì, perché la vita di un bambino in una fortezza del 1300, come il Castello Principi d’Acaja a Fossano, non era affatto semplice. Innanzi tutto niente comodità: niente luce elettrica, riscaldamento o doccia. Al mattino sveglia presto e dopo essersi sciacquati la faccia con acqua gelida subito a studiare. Prima dei sei anni con la mamma e dopo i sei anni con il tutore che non risparmiava punizioni corporali a ogni minimo errore. Dopo le lezioni, poi, veniva il momento di esercitarsi a combattere: le guerre, infatti, erano frequenti durante il Medioevo e anche i più giovani dovevano imparare a tirare con l’arco, andare a cavallo e usare la spada. Occupati da queste attività avevano poco tempo per giocare e pochi e rudimentali giocattoli. 

Altro che Lego, Playstation e cartoleria… Nicola esce da Le Gru dopo uno shopping parsimonioso sentendosi fortunato di vivere in un alloggio a Torino negli anni 2000…

index

 

Elisa, Dezzutto e le cucine dei castelli

Lo ammetto. Io ho una passione smisurata per Dezzutto. Che sia la colazione con le brioches fragranti o il pranzo con i tramezzini freschi e o ancora l’aperitivo con i vini della fornitissima carta, Dezzutto è per me una pausa regale durante il mio shopping a Le Gru.

Insomma, se dovessi trasportarmi nell’800 e vivere in uno dei tanti castelli che popolano il nostro territorio chiederei a Dezzutto di occupare il mio cucinone medievale e al signor Rocco – inconfondibile barman dal sorriso generoso che troverete dietro il bancone - di deliziarmi tutto il giorno con le sue prelibatezze.

Dovete sapere che in passato, le cucine dei castelli, sono state delle vere e proprie fucine per le novità culinarie e le invenzioni gastronomiche. Il “popolo” infatti, spesso costretto alla fame e provato dalle continue carestie non aveva tempo e strumenti per elaborare in modo fantasioso i piatti e spesso il cibo, che comunque scarseggiava veniva semplicemente cotto e non cucinato.

Tutt’altra cosa per la nobiltà e per i re e regine che disponevano di grandi chef e di materie prime pregiate. Ecco così che le cucine reali furono spesso luoghi di grande sperimentazione culinaria e contribuirono a diffondere la conoscenza di certi alimenti e di certi piatti che ancora oggi sono molto apprezzati nella nostra Regione.

Lunga vita alle cucine regali e a Dezzutto, che con le sue offerte gastronomiche ci fa sentire re e regine nelle nostre pause regali durante lo shopping.

index

Cucine del Castello di Piovera

 

Elisa e la biblioteca monumentale

Il terzo articolo della rubrica Castle in Love della promotrice culturale Elisa Bogliotti

Chi di voi non ha mai sognato di possedere una biblioteca come quella del castello di Masino?

Se non la conoscete, potete farvene un’idea al primo piano in Piazza Sud. Trovate una sua ricostruzione fotografica e potete fingere di essere i conti e le contesse di Masino, scattandovi una foto!

I conti di Valperga furono una delle più importanti famiglie sabaude e la loro biblioteca monumentale di quasi 25000 volumi rappresenta un’importante testimonianza dei loro interessi culturali e soprattutto degli orientamenti scientifici del mondo degli intellettuali subalpini nel XVI e XVII secolo.

In quel periodo, soprattutto a partire dal 1500, con l’intensificarsi dei viaggi dei navigatori e della scoperta di nuove terre, iniziò a diffondersi un crescente interesse per la geografia che sfociò nella pubblicazione di atlanti e carte.

La biblioteca del castello custodisce tantissimi libri sul tema come per esempio la Cosmographia universalis di Sebastian Münster, testo considerato miliare nella geografia tedesca oppure le Navigationi et viaggi di Giovanni Battista Ramusio in cui sono raccolte le testimonianze dei viaggiatori in Africa e Asia; l’Italia di Giovanni Antonio Magini, pubblicata a Bologna nel 1620 e rimasta per quasi un secolo un riferimento per la descrizione della nostra penisola e l’Atlas Russicus, dato alle stampe dall’Accademia delle Scienze di San Pietroburgo nel 1745.

Se i libri ti trasportano in altri mondi, quelli della biblioteca di Masino, sono stati per tanti secoli una grande risorsa per conoscere nuovi territori e nuove popolazioni, in un’epoca in cui viaggiare era davvero difficile e le persone seppur nobili e con grandi provilegi, nascevano e vivano molto spesso in un’area ristretta.

Viva la biblioteche, quindi, viva i libri che ci fanno conoscere il nuovo e il diverso e nutrono la nostra anima. Oggi come allora.

index

 

Elisa e Costanza Alfieri di Sostegno

Il secondo articolo della rubrica Castle in Love della promotrice culturale Elisa Bogliotti

In giro per Le Gru, in questo periodo, trovate tre diverse ricostruzioni di ambienti di castelli in versione setting fotografico, per farsi scatti in abiti d’altri tempi.
Due di questi, il parco (nella Piazza Nord al pieno terra) e la sala da pranzo (in Piazza Sud al piano terra), sono appartenenti al castello del Roccolo di Busca.

La dimora storica fu fatta costruire dal marchese Roberto Tapparelli D’Azeglio (fratello del più famoso Massimo) e dalla moglie Costanza Alfieri di Sostegno che la utilizzavano come sede per la loro villeggiatura in campagna.

Devo ammettere che ho sempre avuto un debole per Costanza.

Intanto perché era una scrittrice che in quegli anni non era proprio una cosa da poco. E poi, accanto al marito fece una dura lotta per sostenere un’apertura liberale della monarchia, cosa che le costò anche un bell’esilio all’estero. Era anche una grande PR d’antan: organizzava salotti letterari in giro per la provincia di Cuneo e di Torino a cui partecipavano gente come Silvio Pellico e Cavour. Ha lasciato un volume, pubblicato postumo che raccoglie una corrispondenza di circa 300 lettere tra lei e il figlio e che oggi è considerata una preziosissima fonte storica.

Nelle lettere scritte nelle estati a partire dal 1831 spesso la marchesa racconta le fasi della costruzione del Castello del Roccolo da cui si evince la sua grande raffinatezza artistica.

Se volete rendervene conto andate a visitarlo: la costruzione è un tripudio di merli ghibellini, trifore, bifore, rosoni, archi moreschi e decorazioni floreali. Un revival tardo medievale che raccoglie  tutti i temi di maggiore attualità ricorrenti nella cultura della società dell'epoca, dalle riproduzioni di opere d'arte o architettoniche ai capolavori letterari di maggior successo. E se per un attimo volete sentirvi la padrona del castello, la marchesa Costanza, allora una foto nel shareball mall dei Le Gru è quello che fa per voi!

index


Elisa Bogliotti e i castelli

Oggi inizia la nuova rubrica della promotrice culturale Elisa Bogliotti, che accompagnerà per tre mesi Gallerie da Re: l’iniziativa che trasforma Le Gru in un reame da favola. Ogni giovedì ci racconterà una nuova curiosità legata ai castelli piemontesi, contestualizzata con la vita, le iniziative e i negozi del Centro.

Ho iniziato a lavorare con i castelli piemontesi nel 1998, due anni dopo la nascita di Castelli Aperti nel 1996. Avevo 21 anni ed ero alla prima esperienza lavorativa, in un’agenzia di promozione del territorio con sede ad Alba. Il direttore un giorno mi chiamò, e mi chiese se volevo occuparmi dell’ufficio stampa della rassegna. Io nemmeno lo sapevo cosa fosse un ufficio stampa, ma gli dissi di sì. Ero giovane ed entusiasta, e amavo l’argomento fin da bambina, quando mi perdevo tra le fiabe ambientate in dimore da favola, e me la cavavo abbastanza bene con la scrittura. Iniziai questa avventura con un po’ di incoscienza e tanta volontà.

Di quel periodo ricordo solo le lunghe ore passate attaccata al fax: tante redazioni, soprattutto locali, non avevano ancora un indirizzo di posta elettronica a cui inviare i comunicati stampa, così mandavo i miei “scritti” via fax, restando poi in trepidante attesa che mi venisse restituita la ricevuta di corretta trasmissione. Ma la parte più bella era il sopralluogo nel castello. Ovviamente e giustamente si pretendeva da me che conoscessi a perfezione la materia, e quindi mi furono organizzate delle visite personalizzate nelle varie strutture di Castelli Aperti.

Quelli che mi accoglievano nelle proprie case erano quasi tutti proprietari di manieri privati, talvolta conti e contesse, desiderosi di poter condividere con me e con i visitatori le proprie meravigliose dimore secolari. Ricordo che saltavo sulla mia piccola auto lilla con il tettuccio apribile, mappa sul sedile del passeggero (non c’era ancora Google Maps) e musica a tutto volume, e percorrevo le suggestive strade delle Langhe, del Monferrato e del Roero per raggiungere il castello che dovevo visitare.

Ricordo con grande emozione un momento soprattutto. Quello in cui svoltavo su un sentiero ai piedi di una collina, guardavo in su e lo vedevo: potente, maestoso, testimone silenzioso di secoli di storia. E poi l’entrata in quelle stanze regali, affrescate: in qualsiasi parte si poggiasse lo sguardo era bellezza. E poi i padroni di casa: signori e signore di altri tempi che se pioveva mandavano i domestici a prenderti con l’ombrello, che ti offrivano il tè con i pasticcini appena sfornati dalla loro cuoca personale, che ti invitavano per la colazione (solo al terzo invito ho capito che non era la colazione che facevo io al mattino, ma il pranzo...).

Sono passati più di vent'anni, e Castelli Aperti è diventata per me una missione, oltre che un lavoro. Non ho mai abbandonato questa piccola grande rassegna che ha resistito al tempo, come al tempo resiste l'immenso patrimonio che la nostra regione possiede, e che merita di essere scoperto, vissuto e valorizzato.

Ieri sono entrata a Le Gru. Mi aggiravo tra i totem disposti in Galleria ammirando le bellissime foto di Fabio Polosa e Mark Cooper che ritraggono i miei amati castelli dall’alto. Era un punto di vista nuovo per me, abituata ad ammirarli dal basso, da quel sentiero ai piedi della collina. Mi è sembrato di ripercorrere tutti questi vent'anni con uno sguardo diverso, una donna matura che riesce ad osservare dall’alto quella ragazzina un po’ sgangherata, ma piena di entusiasmo.